Intervista a Michele Anzolin: da homebrewer a Mastro Birraio di Haandbryggeriet, il secondo birrificio più antico della Norvegia

In occasione della sua partecipazione al Corso di Analisi della Birra, abbiamo reincontrato Michele Anzolin, ex allievo Accademia delle Professioni oggi Mastro Birraio di Haandbryggeriet di Drammen, Norvegia.
“L’aver conseguito un titolo di studio affine al settore è stato determinante. Per me sono poi fondamentali metodo, precisione, pulizia e aggiornamento continuo”.

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Raccontaci un po’ di te, Michele…

Ho 38 anni, sono originario della provincia di Vicenza, dal 2009 vivo a Oslo e oggi lavoro come Mastro Birraio nel Birrificio Haandbryggeriet di Drammen. Sono una persona molto precisa e metodica, mi piace che tutto sia in ordine e pulito, sia a casa che in birrificio.

Dedico molta attenzione ai piccoli particolari, perché ritengo che se lavori bene sono ciò che poi ti fa distinguere nel prodotto finito.
Sto molto sotto a chi lavora con me e cerco di tramandare questo mio essere metodico e attentissimo al minimo dettaglio come valore, sia in termini di qualità che di sicurezza.

Come ti sei avvicinato al mondo brassicolo? C’entra con la tua partenza per Oslo?

Come credo capiti a molti, mi sono avvicinato a questo mondo come homebrewer quando ero ancora in Italia, ma all’inizio avevo addirittura accantonato questa passione. Dopo essere diventato Sommelier, ho ricevuto in regalo un kit serio per l’homebrewing e da lì ho ripreso a sperimentare e mi ci sono dedicato di più.

Per quanto riguarda Oslo, in realtà io e la mia ragazza abbiamo deciso di viverci per motivi personali, il trasferimento non è legato alla mia carriera nel mondo della birra. Nel 2009 la crisi italiana ci ha spinti a guardarci attorno e abbiamo puntato a trasferirci nel Nord Europa per via dell’alto tenore di vita di quei Paesi. Eravamo indecisi tra Svezia e Norvegia e dopo vari viaggi abbiamo scelto quest’ultima.

Infatti nei primi tempi ho fatto altri lavori. Solo in seguito ho chiesto di poter affiancare il birraio, tra l’altro inglese, del microbirrificio Schouskjelleren, il quale all’epoca lavorava con un impianto da brew pub, ma aveva in programma di aprire un birrificio più grande.  Lavoravo con lui ogni mattina e lì è cresciuta la passione, tanto che sono stato assunto. Ma sentivo che mi mancava qualcosa.

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Che cosa ti mancava?

Volevo diventare un birraio professionista vero, formato, sentivo il bisogno di studiare e approfondire. Così mi sono chiesto se esistevano dei corsi fatti apposta per il mio scopo, e durante la ricerca mi sono imbattuto in quello per Birraio Artigiano di DIEFFE.

Avevo ancora una base a Schio (VI), il corso all’epoca si svolgeva a Spinea (VE) ed è poi terminato qui a Padova. La distanza non era poi così tanta, quindi ho deciso di iscrivermi: sono tornato in Italia per i primi 6 mesi di corso, poi ho ricominciato a lavorare a Oslo dal lunedì al giovedì, e tornavo in Italia solo nei fine settimana per frequentare (il corso era in modalità weekend). Ho poi svolto lo stage sia in un piccolo birrificio artigianale vicentino, il K&L di Santorso, sia nel birrificio che mi aveva assunto a Oslo.

E poi il grande salto, con il Birrificio Haandbryggeriet

Dopo poco più di un anno che lavoravo nel microbirrificio Schouskjelleren, ho trovato l’annuncio di Haandbryggeriet, di cui oggi dirigo la produzione. Tra i requisiti richiesti c’era proprio il possesso di un titolo di studio riconosciuto e legato al settore, e quello per me è stato un fattore chiave, determinante per la mia assunzione!

Inizialmente sono entrato come birraio “semplice” e in seguito ho potuto cogliere un momento di “sfortuna-fortuna”: il Mastro Birraio dell’epoca era spagnolo e ha deciso di tornare nel suo Paese, lasciando scoperta la sua posizione. I proprietari hanno visto in me delle potenzialità e ho potuto accedere al posto.

Inoltre, due anni fa, 2 dei 4 soci sono andati in pensione, vendendo le proprie quote a una cordata di altri birrifici e ad altre aziende. Senza nulla togliere, e com’è normale che sia, avevano una mentalità un po’ vecchia. Dopo la loro uscita ho avuto completa autonomia decisionale, potendo adeguare la produzione a un mercato decisamente cambiato, che ci chiede di seguire le mode.

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Com’è l’Haandbryggeriet? E la cultura birraria norvegese?

Abbiamo il vanto di essere il secondo birrificio artigianale più vecchio dell’intera Norvegia (di pochissimi mesi rispetto al primo). Assieme al manager delle vendite, negli ultimi due anni ci siamo orientati su stili decisamente più giovani, come le New England, le Birre Maturate in Botte, birre strane e originali.
Siamo stati il primo birrificio a produrre Birre Acide in Norvegia e produciamo moltissimo: l’anno scorso abbiamo realizzato almeno 53 tipi di birre diverse, poi in base al mercato riadattiamo la selezione.

Contiamo diverse collaborazioni con altri birrifici, soprattutto americani, oltre che norvegesi ed europei. Vendiamo moltissimo negli Stati Uniti.

Oggi siamo una squadra di 10 persone, ma in produzione restiamo solo io come responsabile e un altro birraio, abbiamo poi un ragazzo che si occupa della bottaia e delle birre acide. Possiamo contare su un impianto Rolec da 50 ettolitri, interamente automatico, per cui riusciamo a gestire perfettamente la produzione.

La cultura birraria norvegese sta crescendo molto anche se a livello di sviluppo sono ancora piuttosto indietro. Fino a 7, 8 anni fa c’erano davvero poche realtà industriali ed esisteva praticamente solo la Pils. Poi il mercato ha introdotto anche stili più luppolati per via della forte influenza degli USA. Oggi quelli più popolari sono IPA, Imperial Stout, New England, Birre Acide.

Oggi sei tornato a Padova per il Corso di Analisi della Birra. Come lo hai trovato?

Ho deciso di partecipare a questa tre giorni di specializzazione sull’Analisi della Birra perché cerco di tenermi sempre aggiornato. In birrificio abbiamo una biologa dedicata, ma essendo io il responsabile della produzione avevo bisogno di comprendere bene in che cosa consiste il suo lavoro, come si prendono i campioni, come si pulisce, e tutto il resto. Tutto ciò mi è d’aiuto per scegliere i prossimi passi da fare e dove investire per avere uno standard che sia sempre il più alto possibile.

Ho trovato il corso molto valido, ha risposto alle mie aspettative. Forse chi è proprio agli inizi potrebbe avere qualche difficoltà nella comprensione di alcune nozioni, ma per chi fa già il mestiere di birraio o si è formato a dovere, il corso è perfetto.

Tornando a Padova ho inoltre notato con piacere l’evoluzione del Corso per Birraio Artigiano, sia in termini di programma, con l’introduzione delle materie dedicate all’autocontrollo e alla microbiologia, che in termini di impiantistica utilizzata per la pratica.

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